LA STORIA DI UNA GARLANDA E’ LA STORIA DELLA FAMIGLIA STOCCHI
I primi passi verso un’agricoltura più naturale
A metà degli anni ’90 Fulvio Stocchi iniziò a stancarsi di quel modo di coltivare chiamato “convenzionale” e, alla ricerca di alternative, assieme al fratello Gianfranco, adottarono alcune pratiche di rotazione colturale e riduzione della chimica.
Solo, però, tra il 2001 e il 2002 iniziò a crescere una più cosciente ricerca di produrre un riso veramente naturale, con la prima parcella coltivata senza prodotti chimici, l’adesione al “regime biologico”, e le successive delusioni rispetto ad un sistema insufficiente a premiare la vera tutela della natura e a garantire l’intrinseca qualità dei prodotti. In quegli anni conoscemmo l’Associazione UPM, di cui cogliemmo, in un primo momento, soprattutto la disponibilità sincera a promuovere concretamente la produzione sana degli alimenti.
Il passo decisivo e…. la situazione attuale
Negli anni successivi il rapporto commerciale con la realtà UPM, si trasformò gradualmente in un arricchimento culturale, fino al primo incontro nel 2004 con Mario Pianesi a cui saremo per sempre grati, per i suoi studi ed insegnamenti, fondamentali per avviarci verso la salute nostra e della nostra azienda.
Non è stato semplice, e non lo è ancora in un contesto ambientale e culturale alterato, comprendere e, ancor di più, mettere in pratica i principi della Policoltura MA-PI, ma ci abbiamo provato, tra tentativi, esperimenti, errori e correzioni in corso d’opera; non sappiamo se ci siamo riusciti, ma la nostra azienda oggi, seppur lontana da un ambiente veramente naturale, non è più quella della fine degli anni ’90.

Grazie a chi ci chiedeva, magnifica eccezione nel mercato dell’epoca, riso da semi antichi, abbiamo iniziato a rimetterle in campo vecchie varietà di riso, da decenni abbandonate, di cui l’Associazione UPM aveva richiesto e ottenuto dalla banca del seme dell’Ente Nazionale Risi alcune piccole quantità e che, assieme ad altri risicoltori, abbiamo potuto moltiplicare e coltivare.
Nel tempo, con la creazione di un campo sperimentale, in cui il nostro intervento era ridotto al minimo e le piante lasciate libere di produrre e riprodurre il seme e, anche, con il ricorso a parcelle dedicate alla moltiplicazione di 14 antiche varietà, siamo giunti alla coltivazione in scala più ampia di molte di esse.
Questo lavoro ci ha portato a creare quella che ci risulta essere la prima Ditta Sementiera Biologica responsabile della conservazione e produttrice di antiche varietà di riso. Una Garlanda oggi è, infatti, è oggi “responsabile della conservazione in purezza” di 8 antiche Varietà da Conservazione: Bertone e Originario Chinese, Lencino, Chinese Ostiglia, Nano, Dellarole, Precoce Gallina, Precoce 6 (Vedi Decreti MIPAAF GU n. 257 del 05/11/2014, n.105 del 08-05-2017, n.119 del 24-05-2018).

Questo ci permette non solo di conservare e diffondere agro-biodiversità, condividendola con altri contadini, ma anche, di utilizzare esclusivamente seme certificato Biologico e di non andare in deroga, come purtroppo oggi avviene per la stragrande maggioranza della produzione risicola biologica.
Per altro grazie al fatto che il risone da seme viene lavorato nella pileria aziendale, dedicata esclusivamente alla lavorazione di riso biologico, siamo in grado di escludere, in modo oggettivo, ogni possibile contaminazione con seme non biologico, o “trattato e conciato” con prodotti chimici.

Si è trattato però di un cammino difficile, costellato anche da insuccessi e, a volte, da ripensamenti, soprattutto per la parte di lavoro legata allo sforzo di applicare i nuovi e antichi principi studiati e di ottenere, contemporaneamente, livelli adeguati di produttività senza uso di chimica e ricostruendo l’ambiente.
L’inizio fu una prima osservazione, da parte di Fulvio Stocchi, nel 2003, fatta su una porzione di terreno dove l’aratro non aveva rivoltato le zolle: un ambiente particolare dove la competizione con le altre piante, terrestri, anfibie ed acquatiche, non impediva al riso di crescere sano e rigoglioso.

Fu immediata la sensazione di poter ridurre l’intervento invasivo sui campi e ritrovare la produttività naturale, ma ci vollero anni ed anni di tentativi, decine di prove di miscele di erbai diversi, con vari tempi di allagamento e asciutta, riduzioni delle lavorazioni, per arrivare a capire che l’imitazione della natura, la mediazione dell’acqua, le arginature inerbite spontaneamente sempre più ricche, ora anche di alberi e arbusti, contribuivano a definire una tecnica agronomica efficace.
Quello che qualcuno, più dotato di memoria, ha ribattezzato “metodo Stocchi”, e che altri chiamano “pacciamatura verde” facendolo diventare oggetto di progetti di ricerca ministeriali, è stato, per noi che l’abbiamo “scoperto” (non inventato perché abbiamo solo osservato l’ambiente), solo un esercizio proficuo di osservazione paziente ed un esempio della potenza della natura. Quindi solo un piccolo passo utile di un cammino molto più lungo da percorrere con umiltà.

Lo stesso vale per la “carpicoltura” o l’allevamento di anatre, semi selvatiche, nelle risaie, espedienti utili, ma piccoli passi nella ricostruzione di un ambiente naturale.
Molto più efficace è l’opera di piantumazione, iniziata con poco zelo, ma intensificata negli ultimi anni, che ci ha portato a creare degli argini a distanza di 10 metri che delimitano l’ampiezza delle risaie, e su cui abbiamo messo a dimora essenze autoctone quali, Ontani, Sanguinello, Salici, e arbusti spontanei. Grazie a questo intervento si stanno ricomponendo anche gli anelli più alti della catena alimentare, con la comparsa di predatori e di tante specie animali, precedute da una ricca diversità di erbe spontanee.

Ad oggi, in azienda, abbiamo piantumato circa 15 MILA PIANTE (siepi, arbusti e alberi) autoctone, disposte in filari per una lunghezza di circa 80 KM
La rotazione, inoltre, non solo con le colture da sovescio ma ispirata alla diversificazione e alla consociazione tra varietà e specie, è divenuta per noi usuale, costante e diffusa all’intera azienda, permettendoci di sostenere la vita del suolo e la sua materia organica, anche in terreni considerati tradizionalmente poveri.

I risultati
Tutto ciò ci ha permesso di ESCLUDERE IL RICORSO A FERTILIZZANTI, INSETTICIDI O FUNGICIDI, di origine sia chimica sia naturale, tanto che, le ripetute analisi multi-residuali, commissionate da noi o da nostri clienti, a laboratori certificati, su ogni lotto di produzione degli ultimi 11 anni, non hanno mai riscontrato la presenza di residui di prodotti chimici.

Nel tempo i nostri campi sono stati oggetto di studi, a cui abbiamo collaborato con piacere e interesse, da parte dell’ISPRA (Istituto Superiore per la. Protezione e la Ricerca Ambientale), dell’Università di Torino, dell’Università degli Studi di Milano, di ARPA Piemonte, del Ministero dell’Ambiente oltre che dell’Ente Nazionale Risi e di numerose istituzioni per tutela dell’ambiente e della biodiversità. Tali studi, hanno evidenziato, nella nostra azienda, dei livelli superiori di agro-biodiversità rispetto a quelle condotte con altri metodi.
Ma al di là dei pur graditi riconoscimenti scientifici, ciò che più ci gratifica quotidianamente è il vedere comparire ogni mese, ogni anno, nuove forme di vita nei nostri campi, come avvenne ad esempio per la Lycaena dispar specie di farfalla a rischio estinzione e protetta dalle normative europee, ricomparsa subito dopo le piantine di Rumex crispus, le uniche foglie su cui la Lycaena depone le uova.

Conclusioni, speranze e ringraziamenti
Questa è la sintesi di un cammino che, per quanto riguarda la nostra azienda, ci sta dando molte soddisfazioni in termini di salute, morali, ma anche economiche, pur consapevoli che è solo l’inizio di un percorso lungo, quanto necessario per la sopravvivenza dell’azienda.

Ma se si allarga lo sguardo oltre le siepi che oggi delimitano i nostri campi, e poi oltre le Alpi e a tutto il Mondo, oggi è in gioco non solo la nostra sopravvivenza, ma quella di tutte le forme di vita del Pianeta, ed è per questo che assieme altri amici abbiamo dato vita all’Associazione “Polyculturae” e le nostre speranze sono quelle di condividere queste esperienze con quelle di tanti altri risicoltori e di ripristinare assieme l’ambiente naturale.
Concludiamo ringraziando di questo difficile, ma bellissimo, cammino tutti coloro che ci hanno aiutato con i loro preziosi consigli, supportandoci moralmente e praticamente, fosse solo per la scelta consapevole di mangiare il nostro riso, anche quando era molto meno naturale di ora, compresi tutti quelli che consapevolmente o inconsapevolmente ci hanno creato ostacoli, in qualche modo rinforzandoci;
ma ringraziamo in modo particolare i “Nonni” Fulvio e Nadia che ogni giorno ci radicano fortemente all’amata terra che ci hanno donato, permettendoci di restare stabili anche guardando il futuro con gli occhi limpidi di Linda, Maddalena e Rosa
Manuele Mussa
Mara Stocchi
Ugo Stocchi
Elisabeth Turner
Linda, Maddalena e Rosa